L'essere animatore in un oratorio è un'esperienza non semplice. È quello che ho potuto provare nei miei mesi di lavoro fino ad oggi. L'oratorio oggi è un ponte di collegamento fra la parrocchia e la strada. È un luogo aperto a tutti, dove non c'è distinzione tra chi è credente e chi non lo è, dove tutti sono accolti in quanto fratel­li. In questo contesto la mia figura ha la funzione di riuscire a fon­dere queste due realtà, la strada e la parrocchia, chi sta dentro e chi sta fuori. E questa sfida mi appassiona moltissimo: mi piace lavo­rare con i giovani e per i giovani, il donarmi loro con lo scopo di poterli, senza presunzione, aiutare a crescere felici.

Insieme ai volontari della parrocchia, con i quali condivido que­ste motivazioni, stiamo cercando di aiutare i ragazzi a riscoprire la bellezza di poter spendere il proprio tempo in oratorio. Con semplicità, senza il bisogno di dover fare grandi cose, ma con la consapevolezza che se si sta insieme è più bello e che c'è qualcuno che sta con loro. In questa ottica, da settembre ad oggi, abbiamo organizzato diverse attività: dalla realizzazione delle maschere, al Gr.est., alle olimpiadi, ai tornei di ping-pong per finire poi con la festa di carnevale. Sforzi e lavoro che hanno dato grandissime soddisfazioni a tutti coloro che vi hanno partecipato. E che si intensificheranno nei prossimi mesi, in particolare in occasione della festa patronale e poi nel mese di giugno.

L'oratorio deve essere parte viva della comunità, è un prato che deve essere coltivato con amore e passione, se vogliamo che un giorno sboccino fiori di vita!

Stefano, l'operatore.