SIAMO LO SFORZO INFINITO DELLA TERRA PER PARLARE AL CIELO IN ASCOLTO
Tagore
Per Riflettere
Sarà come un albero piantato vicino ai ruscelli (Salmi 1)
“Dove sono gli alberi qui la vita trova cento beatitudini: fiori, frutti, ombre, profumi, canti, colori, ricchezze, salute... Sui pendii montani dove si torce, battuto dai venti e ferito dalle folgori, l'albero ghermisce con le radici la terra e l'aiuta dalle frane; rompe col tronco tenace il peso sdrucciolevole delle nevi ed evita le valanghe; fiacca i venti, protegge dalle piogge improvvise e dal sole di mezzogiorno pastori e i greggi.
A valle, vive sui margini dei poderi e delle colture. Segue le strade; si sporge dal muro degli orti; stormisce lungo argini e canali; si lascia abbattere, spartire in ceppi e fascine, in tavole bianche che il falegname sega, incide, inchioda per la vita e per la morte”. (R. Pezzani)
L’albero ci insegna a guardare alla nostra vita. Gli alberi, come affermava Dorothy Stang, prima martire del creato, sono “le colonne del tempio sacro che è la terra”.
Da dove vengo? Dove sto andando? A chi rendo conto?
Le radici degli alberi portano linfa alla vita della pianta. Risali alle tue origini per portare energia vitale al tuo presente. Guarda con uno sguardo d’amore tutto quello che hai vissuto e rintraccia ciò che è nutrimento per la tua vita attuale. Prendi consapevolezza della tua storia, di ciò che ti ha formato e fatto crescere (scuola, lavoro, relazioni, società, cammino di fede…).
Nel nostro cammino ci sono le tracce per il futuro, ci sono indizi per comprendere cosa ci serve per andare oltre. Il Dalai Lama dice: “se non sai dove andare, ricordati da dove vieni”. Dove sto andando? Accanto allo smarrimento, davanti a questa domanda posso sentire un desiderio, una spinta, un sogno. E’ bello sentire che un sogno spinge la nostra vita: cosa voglio dalla vita? Cosa la vita vuole da noi? E se siamo nell’età dell’autunno facciamo come gli alberi: il nostro verde si trasforma in oro. Portiamo le nostre perle alla luce per completare l’opera d’arte che è la vita.
A chi rendo conto? Con chi condivido il senso della mia vita? Qual è il mio punto di riferimento? Devo render conto non solo a me stesso, ma anche al mio partner, alla mia famiglia, ai miei amici, ai miei figli.
Che tipo di relazione ho con IL CREATO?
Che rapporto ho con Dio?
Per Contemplare
DIO FECE GERMOGLIARE DAL SUOLO OGNI SORTA DI ALBERI GRADITI ALLA VISTA E BUONI DA MANGIARE, E L'ALBERO DELLA VITA IN MEZZO AL GIARDINO E L'ALBERO DELLA CONOSCENZA DEL BENE E DEL MALE. (GEN. 2, 9)
Credo nel tempo, nella pazienza, nella tenacia e dignità.
Credo nel crescere della quercia
lento e sicuro.
Credo nella fedeltà di chi sta dentro un percorso
che è tutto un “adesso” di passato, presente e futuro.
Credo nella bellezza che ti lavora dentro,
nei giorni cuciti nella speranza
di vederci un po’ più chiaro,
fedele nel dissodare ogni zolla del terreno
e a non buttare nemmeno una briciola
di ciò che la vita ci dà
per portare a compimento
ciò che l’amore può fare.
Credo a chi rimane semplice
come un albero nella tempesta,
come una foglia che vibra sull’albero,
come il primo fiore dell’anno.
Semplicemente fedele a curare ogni gemma,
vegliare tenendo acceso il fuoco d’inverno,
dormire accanto al Canto della sua fonte.
(liberamente tratta da Luigi Verdi)
Leggi le storie di questi alberi.
Scegli l’albero che ti è più vicino in questo momento.
Siediti tra le sue radici.
Accomodati bene e lasciati accogliere e sostenere dal tronco.
Alza lo sguardo verso i rami e le foglie.
Fai penetrare la luce.
Prendi carta e penna e prova a iniziare a dare risposte a queste domande:
da dove vengo? Dove sto andando? A chi rendo conto?
Ascolta una storia
L’ALBERO GENEROSO
C'era una volta un albero che amava un bambino. Il bambino veniva a visitarlo tutti i giorni. Raccoglieva le sue foglie con le quali intrecciava delle corone per giocare al re della foresta. Si arrampicava sul suo tronco e dondolava attaccato ai suoi rami. Mangiava i suoi frutti e poi, insieme, giocavano a nascondino.
Quando era stanco, il bambino si addormentava all'ombra dell'albero, mentre le fronde gli cantavano la ninna-nanna. Il bambino amava l'albero con tutto il suo piccolo cuore. E l'albero era felice. Ma il tempo passò e il bambino crebbe.
Ora che il bambino era grande, l'albero rimaneva spesso solo. Un giorno il bambino venne a vedere l'albero e l'albero gli disse: «Avvicinati, bambino mio, arrampicati sul mio tronco e fai l'altalena con i miei rami, mangia i miei frutti, gioca alla mia ombra e sii felice».
«Sono troppo grande ormai per arrampicarmi sugli alberi e per giocare», disse il bambino. «Io voglio comprarmi delle cose e divertirmi. Voglio dei soldi. Puoi darmi dei soldi?».
«Mi dispiace», rispose l'albero «ma io non ho dei soldi. Ho solo foglie e frutti. Prendi i miei frutti, bambino mio, e va' a venderli in città. Così avrai dei soldi e sarai felice». Allora il bambino si arrampicò sull'albero, raccolse tutti i frutti e li portò via. E l'albero fu felice.
Ma il bambino rimase molto tempo senza ritornare... E l'albero divenne triste.
Poi un giorno il bambino tornò; l'albero tremò di gioia e disse: «Avvicinati, bambino mio, arrampicati sul mio tronco e fai l'altalena con i miei rami e sii felice».
«Ho troppo da fare e non ho tempo di arrampicarmi sugli alberi», rispose il bambino. «Voglio una casa che mi ripari», continuò. «Voglio una moglie e voglio dei bambini, ho dunque bisogno di una casa. Puoi darmi una casa?».
«Io non ho una casa», disse l'albero. «La mia casa è il bosco, ma tu puoi tagliare i miei rami e costruirti una casa. Allora sarai felice». Il bambino tagliò tutti i rami e li portò via per costruirsi una casa. E l'albero fu felice.
Per molto tempo il bambino non venne. Quando tornò, l'albero era così felice che riusciva a malapena a parlare. «Avvicinati, bambino mio», mormorò, «vieni a giocare».
Sono troppo vecchio e troppo triste per giocare» disse il bambino. «Voglio una barca per fuggire lontano di qui. Tu puoi darmi una barca?».
«Taglia il mio tronco e fatti una barca», disse l'albero. «Così potrai andartene ed essere felice».
Allora il bambino tagliò il tronco e si fece una barca per fuggire. E l'albero fu felice..., ma non del tutto.
Molto molto tempo dopo, il bambino tornò ancora.
«Mi dispiace, bambino mio», disse l'albero «ma non resta più niente da donarti... Non ho più frutti».
«I miei denti sono troppo deboli per dei frutti», disse il bambino.
«Non ho più rami». continuò l'albero «non puoi più dondolarti».
«Sono troppo vecchio per dondolarmi ai rami», disse il bambino.
«Non ho più il tronco», disse l'albero. «Non puoi più arrampicarti».
«Sono troppo stanco per arrampicarmi», disse il bambino.
«Sono desolato», sospirò l'albero. «Vorrei tanto donarti qualcosa... ma non ho più niente. Sono solo un vecchio ceppo. Mi rincresce tanto...».
«Non ho più bisogno di molto, ormai», disse il bambino. «Solo un posticino tranquillo per sedermi e riposarmi. Mi sento molto stanco».
«Ebbene», disse l'albero, raddrizzandosi quanto poteva «ebbene, un vecchio ceppo è quel che ci vuole per sedersi e riposarsi. Avvicinati, bambino mio, siediti. Siediti e riposati».
Così fece il bambino... E l'albero fu felice.
(Shel Silverstein)
Per Approfondire
GLI ALBERI NELLA BIBBIA
L’albero è un legame tra Dio e gli uomini.
Dio parla attraverso la sua Creazione, e in modo specialissimo mediante i numerosi simboli che gli alberi ci offrono le Scritture.
Nella Bibbia l’albero compare subito all’inizio nella doppia figura di albero della vita (simbolo dell’abbondanza originaria e dell’atteso compimento del tempo della fine), e come albero della conoscenza del bene e del male (che rappresenta la libera volontà dell’uomo e, con i suoi allettanti frutti, la tentazione di trasgredire).
L’arte e la letteratura cristiane operano spesso una stretta relazione tra l’albero del paradiso e la croce di Cristo, il quale “ci ha ridato il paradiso”: l’albero della Croce diventa il vero albero della vita.
L'immagine dell'albero come simbolo dell'axis mundi - asse del mondo - che collega il Cielo supremo sede della Divinità (specificamente la stella polare) e la Terra, ha origini molto antiche e trova riscontri in diverse religioni.
Le origini dell’albero di Natale sembrano radicate in Germania nel Medioevo, associate a san Bonifacio. Esso deriva però dal paganesimo e, in particolare, da una lunga tradizione celtica: i pagani appendevano, nel periodo invernale, rami verdi nelle case nelle quali si temevano gli interventi di spiriti maligni. Per i cristiani è simbolo di Cristo, il vero albero della vita; le luci simboleggiano la “luce del mondo” nata a Betlemme (anche la tradizione delle luminarie è antica, derivando dalla festa romana del 25 dicembre al ‘dio sole’).
Questo il significato di alcuni alberi citati nella Bibbia (qui in ordine alfabetico):
- cedro: simbolo di grandezza, maestà, incorruttibilità: «Egli crescerà come cedro del Libano» (Sal 91,13). Ritenuto immune da decomposizione, fu usato per costruire il tempio di Salomone;
- cipresso: per la sua longevità e per essere sempre verde è simbolo della vita eterna: per questo è presente nei cimiteri (quindi non è un albero triste e infausto);
- fico: come la vite e l’olivo è l’immagine della fertilità e di vita gioiosa. Gesù, prima di cacciare i mercanti dal Tempio, maledice il fico sterile, simbolo della sterilità di una religione di facciata (Mc 11,12-24 e Matteo 21,17-22) .Con la parabola del fico che non dà frutti e del contadino che pazienta (Luca 13, 6-9) indica l’amore compassionevole del Padre;
- mandorlo: in Geremia è chiamato ‘il vigilante’, simbolo della vita nuova, poiché è il primo albero a fiorire in primavera;
- melograno: simbolo di fecondità e di unità (tanti grani in un solo frutto), come pure dell’amore e della benedizione divina. Quando è maturo mostra i suoi frutti rossi, divenendo emblema della carità;
- olivo: tanti significati: bellezza, fecondità, forza, pace, ricompensa, vittoria. Nel becco della colomba di Noé c’era un rametto d’olivo;
- palme: simbolo dell’ascensione, immortalità, rigenerazione, vittoria. Nell’iconografia i rametti di palme nelle mani dei martiri significano: martirio ed eternità;
- quercia: rappresenta la maestà, l’immortalità. Abramo ricevette le rivelazioni di Dio accanto a una quercia, sia a Sichem sia a Hebron;
- roveto ardente: simbolo della presenza di Dio (Mosé). Nel Medioevo Maria era paragonata al roveto ardente che manifesta la presenza di Dio;
- salice piangente: rimanda all’afflizione degli Ebrei a Babilonia: «ai salici di quelle terre appendemmo le nostre cetre...» (Sal 137,2);
- senape: simbolo del Regno di Dio, che nasce piccolo, ma poi cresce e ripara gli uccelli del cielo (Mt 13,31; 17,20). Gesù usa il piccolo granello di senape per descrivere la forza della fede: «Se aveste fede quanto un granello di senape, potreste dire a questo gelso: "Sràdicati e vai a piantarti nel mare", ed esso vi obbedirebbe» (Lc 17,5-10);
- sicomoro: rappresenta la vanità, salirvi sopra significa disprezzare la vanità (Cfr. Zaccheo in Lc 17,6);
- la vite: benedizione, tranquillità, sicurezza. Simbolo eucaristico.
QUANDO L’ALBERO RICHIAMA LA FEDE
L’albero è uno dei simboli più ricchi di significati. In quanto fortemente rappresentativo di tutto il mondo vegetale, fu venerato dagli antichi come immagine simbolica di entità divine oppure come luogo di permanenza di poteri sacri.
L’albero nella Bibbia è anzitutto il simbolo della fede.
Benedetto l’uomo che confida nel Signore e il Signore è sua fiducia.
Egli è come un albero piantato lungo l’acqua, verso la corrente stende le radici; non teme quando viene il caldo, le sue foglie rimangono verdi; nell’anno della siccità non intristisce, non smette di produrre i suoi frutti (Ger 17, 7-8).
L’uomo davvero prudente è come un albero che cresce in un giardino, fiorisce e moltiplica i suoi frutti…
Il suo frutto è dolce, la sua ombra piacevole e trova la sua fine nel giardino (Libro dei Proverbi).
Beato l’uomo che trova la sua gioia nella legge del Signore, che la sua legge medita di giorno e di notte. È come un albero piantato lungo corsi d’acqua, che dà frutto a suo tempo: le sue foglie non appassiscono e tutto quello che fa, riesce bene (Sal 1,1-3).
LA PIANTA E LA VITA DI FEDE
A partire dalla ‘identità’ e dal valore della pianta si può pensare ad un ‘itinerario’ di fede:
- Qualcuno l’ha piantata (il Signore è alla base);
- Si nutre di terra e di acqua (andare alle fonti: Parola, Sacramenti, Liturgia, Magistero, Tradizione);
- È essenziale togliere ogni elemento che può danneggiare le radici (sacrificio, penitenza, perdono)
- Ha una proporzione tra radici, tronco, chioma/frutti (occorre diventare persone di equilibrio spirituale, psicologico e sociale);
- ha un’importante funzione clorofilliana (annuncio e testimonianza nella comunità);
- porta frutti per gli altri e fa crescere se stesso;
- fa parte di un campo che ha altri fiori, cespugli, siepi … (i vari ministeri);
- è un esempio maestoso di forza e perseveranza di fronte alle avversità;
- ha bisogno di tempo e resta nel tempo, non si improvvisa e non ha la precarietà del fiore (educazione permanente).
Madre Teresa di Calcutta dall’albero aveva tratto delle indicazioni per un cammino verso la propria realizzazione:
- Nei rami: risolutezza, salute, gioia, auto-motivazione, creatività;
- Nelle radici: carità, amicizia, perdono, amore, gratitudine, gentilezza, calore, fiducia.
Oggi cerca di sviluppare un “ramo” o una “radice” perché la tua vita porti abbondanti frutti.
Gesù ha paragonato l’albero al cuore, quando ha detto: «Attenti ai falsi profeti. Un albero buono non può produrre frutti cattivi, né un albero cattivo produrre frutti buoni» (Mt 7,15-18).
Una vite non si sforza di fare uva buona; la fa spontaneamente. Un rovo, per quanto si sforzi, non darà mai uva! I frutti rivelano l'essenza di una persona. La condotta esteriore riproduce la disposizione interiore.
DALLA LAUDATO SI’ - IL CLIMA E LA DEFORESTAZIONE
Il clima è un bene comune, di tuti e per tutti... Siamo in presenza di un preoccupante riscaldamento del sistema climatico...
L’umanità è chiamata a prendere coscienza della necessità di cambiamenti di stili di vita, di produzione e di consumo, per combattere questo riscaldamento o, almeno, le cause umane che lo producono o lo accentuano... Ha inciso sul fenomeno anche l’aumento della pratica del cambiamento d’uso del suolo, principalmente la deforestazione per finalità agricola. (n. 23)
La perdita di foreste tropicali peggiora le cose, giacché esse aiutano a mitigare il cambiamento climatico. (n. 24)
Ricordiamo, per esempio, quei polmoni del pianeta colmi di biodiversità che sono l’Amazzonia e il bacino fluviale del Congo, o le grandi falde acquifere e i ghiacciai... Gli ecosistemi delle foreste tropicali hanno una biodiversità di grande complessità, quasi impossibile da conoscere completamente, ma quando queste foreste vengono bruciate o rase al suolo per accrescere le coltivazioni, in pochi anni si perdono innumerevoli specie, o tali aree si trasformano in aridi deserti. (n. 38)
Ascolta una canzone
LO CHIEDEREMO AGLI ALBERI (S. Cristicchi)
Lo chiederemo agli alberi
Come restare immobili
Fra temporali e fulmini
Invincibili
Risponderanno gli alberi
Che le radici sono qui
E i loro rami danzano
All'unisono verso un cielo blu
Se d'autunno le foglie cadono
E d'inverno i germogli gelano
Come sempre, la primavera arriverà
Se un dolore ti sembra inutile
E non riesci a fermar le lacrime
Già domani un bacio di sole le asciugherà
Lo chiederò alle allodole
Come restare umile
Se la ricchezza è vivere
Con due briciole, forse poco più
Rispondono le allodole
"Noi siamo nate libere"
Cantando in pace ed armonia
Questa melodia
Per gioire di questo incanto
Senza desiderare tanto
Solo quello, quello che abbiamo
Ci basterà
Ed accorgersi in un momento
Di essere parte dell'immenso
Di un disegno molto più grande
Della realtà
Lo chiederemo agli alberi
Lo chiederemo agli alberi
Per Agire
CERCA DI CAPIRE COME MODIFICARE I TUOI STILI DI VITA PER RIDURRE GLI ARTICOLI MONOUSO E L’”USA E GETTA”