Don Ferrero ha messo in rilievo la coerenza cristiana della famiglia

Ritiro d’Avvento – 1 Dicembre 2013

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don Bruno FerreroUn numeroso e inaspettato pubblico di fedeli, specialmente di famiglie, ha vissuto l’esperienza di Ritiro d’Avvento condotta dal noto pedagogista salesiano don Bruno Ferrero, sul tema della Speranza.
Qui di seguito riportiamo la sintesi preparata da Fausto Negri, del suo lungo e applauditissimo intervento.
“La Bibbia, quel libro che tutti abbiamo in casa ma che viene letto pochissimo, contiene tutte le verità che riguardano sia la persona umana che Dio. Non ci sono alternative: o Dio c’è, o non c’è; o esiste la sua Presenza, o vaghiamo nel Nulla.
Voi genitori siete il punto di riferimento essenziale per i vostri figli. Quanto parlate di Dio in famiglia, quanto conoscete la Parola di Dio?
Essa afferma anzitutto che tutti noi siamo voluti, accettati e amati dal Signore. Dio ha rivelato il suo nome a Mosè, nome che significa “Io sto qui... Io ci sono”. Ciascuno di noi è una realtà sacra, perché siamo stati creati ad “immagine e somiglianza di Dio”. Il rispetto è essenziale per poter vivere una vita umanamente sana. È stato accertato che un marito non ascolta la moglie (e un genitore il figlio) più di 17 secondi. “Dov’è tuo fratello?” è una delle prime domande che Dio fa nella Bibbia e la stessa che ci verrà rivolta alla fine della nostra esistenza. Questo ci cambia la vita. Ciascuno è responsabile del proprio prossimo.
I vostri figli hanno soltanto voi. I genitori sono sempre i riferimenti più importanti per i figli. Possono esistere ex- coniugi, ma non esistono ex-figli. Solo l’educazione può cambiare il mondo. I vostri figli non faranno mai quello che dite, ma saranno quello che voi siete. Anche la fede non si tramanda con le sole parole. I bambini imparano solo quello che vivono. A questo proposito sono fondamentali i riti e le ritualità in famiglia.
Il segreto di una buona educazione è una buona figura paterna. Quando a Gesù verrà chiesto come pregare, egli insegnerà ai suoi discepoli di chiamarlo “Padre... Papà”. Nell’ultima cena, poi, dirà una delle parole più consolanti che possono esistere: “Io vado a prepararvi un posto”. Siamo voluti, siamo accompagnati, siamo attesi... Non c’è nulla di più umano di questo!”

Relazione di don BRUNO FERRERO

Conoscete tutti questo libro? [Il Relatore fa vedere una Bibbia].  L’avete mai visto qualche volta? Noi lo chiamiamo “ciapa-pura” (acchiappa-polvere). Ce l’avete a casa tutti? L’avete mai letto? L’avete aperto qualche volta?

Avete mai parlato di Dio tra di voi? Avete mai nominato Dio, o Gesù, in casa vostra? Se diciamo di essere cristiani, questa affermazione non significa niente?

La Bibbia è un libro bellissimo, in cui possiamo trovare tutte le grandi risposte che la vita ci pone davanti: in essa possiamo trovare un’autentica speranza.

La domanda più vera e più sacra dell’umanità è posta da una bambina di 8 anni… una personcina pura, perbene, che chiede ai propri genitori: «Ma se vi do tanto fastidio, perché mi avete messo al mondo?». Fatevi anche voi questa domanda. Nessuno guida un altro dove non è mai stato! Abbiate pazienza! Se volete portare vostro figlio/a sul cammino della fede, dovete prima avere camminato voi! Domandiamoci allora: «Che cosa stiamo dando ai nostri figli?».

Una delle risposte più belle che possiamo trovare alle nostre domande più profonde, ci viene data dalla prima pagina della Bibbia. «In principio Dio creò il cielo e la terra». «In principio…». Dio ha voluto questo mondo. Significa: noi tutti siamo voluti. Nessuno di noi ha chiesto di nascere. Siamo tutti dei chiamati alla vita. Questa è Parola di Dio. Non ci sono alternative. O Dio c’è, o non c’è. Questa, o è Parola di Dio, o sono “balle”! Non esiste una via di mezzo, un “facciamo finta che…”. Dunque, la bella notizia che è scritta nella prima pagina della Bibbia è che noi non siamo stati “sbattuti” qui a caso. La prima cosa che dovete insegnare ai vostri figli è che noi non siamo “gettati” qui a caso: noi non siamo soli. La Bibbia insegna prima di tutto che ciascuna persona è cosa sacra: non importa che sia piccolo-piccolo nella pancia di sua madre, o tanto vecchio da non capire più niente: siamo stati creati “a immagine e somiglianza” di Dio. Io e te. Tutti. Ecco perché una delle prime domande di Dio all’uomo è la seguente: «Caino, dov’è tuo fratello?». Quando arriveremo davanti a Dio, alla fine della nostra esistenza, ci verrà posta la stessa domanda. Ci verrà dunque chiesto: «Dov’è tua moglie? Dov’è tuo marito? Dov’è tuo figlio?... Ma tu, sei arrivato da solo?». Nessuno è solo. Nessuno può arrivare da solo davanti a Dio. Ciascuno è responsabile delle persone che ha accanto.

Quando ho scritto il testo per genitori che porta il titolo “I vostri figli hanno soltanto voi”, qualcuno ha scritto che si trattava di un’affermazione esagerata. Io invece ripeto che “i vostri figli hanno solo voi” e che – come dice il sottotitolo – “Solo l’educazione può cambiare il mondo”. È proprio così: non c’è alternativa.

Si possono trarre alcune linee operative da quanto abbiamo detto prima. Una regola per la famiglia è, ad esempio: “In casa non ci sono cameriere!”. Se ogni persona è cosa sacra, nessuno è uno schiavetto dell’altro. Noi siamo cristiani perché abbiamo questa considerazione di ogni essere vivente. Il rispetto dell’altro è essenziale per il cristiano. Tutto questo non è facile, perché spesso abbiamo una fede un po’ sgonfiata. Se Dio c’è, è una Presenza. Voi dovete scegliere tra una Presenza e il nulla. Si va vanti, si corre, e poi?... Il nulla? “Tutto lì”?... Tanti dicono: «Com’è bella la vita… ma poi si muore!». Il cristiano dice: «Com’è bella la vita… Finalmente si muore!». Chi è d’accordo con questa affermazione, alzi la mano. Questa è una delle cose più importanti. Il credente è invitato a capovolgere tante cose. La prima cosa che dovete capovolgere è il senso del tempo. Per tanti si va verso la fine. Il cristiano afferma che “stiamo andando verso l’inizio, verso il principio”: abbiamo appena cominciato, tutto finirà bene. L’ultimo libro della Bibbia, l’Apocalisse, dice una cosa semplicissima: “Chi vincerà, alla fine, è Dio”.

La nostra difficoltà a immaginarci una vita dopo la morte è la stessa di due fratellini che erano nella pancia della madre; uno di essi affermava che esisteva solo quello che vedeva; l’altro, invece, sentiva che si stava preparando qualcosa di più bello e di più grande rispetto al luogo in cui si trovava. Uno di loro diceva che la nascita era la fine; l’altro, invece, era sicuro che poi sarebbero entrati in una vita più piena. Quando i due gemelli nacquero, aprirono gli occhi, e ciò che videro superava i loro sogni più arditi.

È molto brutto, per noi, andare a una festa senza essere attesi. Per questo il Signore ci ha detto in mille modi e con mille parole diverse: «Non abbiate paura!... Io vado a prepararvi un posto… Dove sono io sarete anche voi!». Noi siamo stati voluti e siamo attesi! Siamo attesi! E in mezzo, siamo accompagnati.

Quando Mosè sente la voce di Dio che lo manda a liberare i suoi fratelli, chiede: «Ma Tu, come ti chiami? ». E Dio risponde con: «Il mio nome è: “Io Sono qui”».

Quando Gesù dovrà spiegare ai suoi discepoli come chiamare Dio, dice una parola bellissima, che dovrebbe farci sobbalzare sulle sedie. Gesù insegna a chiamare Dio col nome di “Papà”.

Sapete qual è il segreto di una buona educazione oggi? Il segreto è… una buona figura paterna! Un padre che sappia dire: “Io ci sono. Qualunque cosa ti capiti, io ci sono”. Quando si chiede ai bambini di disegnare Dio, tutti – in tutto il mondo – lo disegnano come il loro papà. E la prima cosa che un padre deve fare se vuole bene ai propri figli è di amare la loro madre (… e possibilmente darle il cambio!).

Dio c’è, dunque, ed è “Padre nostro”. Egli vuole che noi lo ascoltiamo, che gli parliamo; vuole accompagnarci, desidera il nostro bene. Noi siamo spesso incapaci di ascolto. È accertato che un marito ascolta la propria moglie non più di 17 secondi, poi inizia a parlare lui: così è per la moglie nei confronti di suo marito. Noi non sappiamo più ascoltarci.

Non sappiamo nemmeno più guardare, stupirci. Il Creato è un riflesso della grandezza di Dio: esso dice a ciascuno: “Guardami!”. Sappiamo ascoltare e guardare i nostri figli? Una bambina che stava raccontando la sua giornata a sua madre disattenta, ad un certo punto le ha preso la testa tra le mani e le ha gridato: «Mamma, ascoltami con gli occhi!». Questa è la cosa più sacrosanta che esista!... Voi vi guardate negli occhi quando vi parlate? Quando due sposi non si guardano più negli occhi, cominciano i guai. Fare questo significa dire semplicemente all’altro: “Tu sei importante per me, tanto che ti dedico tutta la mia attenzione!”.

Voi fra un po’ ve ne andrete a casa, ma il Signore rimarrà presente qui nell’Eucaristia. Il Signore, nel Santissimo Sacramento dell’altare, mantiene la sua promessa: «Io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo!». Capite cosa vuol dire, per voi genitori, questo senso della Presenza? Sapete cosa vuol dire avere un padre/una madre che dice: “Va’ tranquillo, io sono qui… Non ti lascio solo”?. Una ragazza ha scritto: «I miei genitori erano il Cielo!». Una buona presenza genitoriale è la base perché il figlio sperimenti la Presenza di Cielo attorno a lui.

Voglio poi farvi un’altra raccomandazione: prestate molta attenzione ai riti, a quelli quotidiani, a quelli che non sembrano importanti. C’era un bambino che andava a scuola con il pungo sinistro sempre chiuso. Quando la maestra gli chiese il perché, lui rispose che ogni mattina la mamma, prima di uscire, gli dava un bacio sul palmo della mano; lui non la apriva più, per non farsi scappare il bacio della mamma. Tanti gesti di tenerezza, che sembrano banali, non si dimenticano più. Tutti quelli che escono di casa e tutti quelli che entrano dovrebbero essere abbracciati e baciati: sempre! Questo è logico! I riti sono quelli che accompagnano la nostra crescita. Pensate all’importanza del pranzo con la famiglia, in un determinato giorno, con quelle cose lì, con quella pasta, quel dolce: questo vi fa sentire a casa. È vitale questo!

Dovete smettere di credere che tutti gli insegnamenti che riguardano la fede si tramandino con le parole. E ripeto: ognuno insegna solo ciò che ha imparato lui per primo. I bambini imparano solo quello che vivono. Loro vi seguono, vi guardano. I vostri figli non faranno mai quello che voi dite: è legittima difesa! Però loro saranno certamente quello che voi siete.

Se ci pensate bene, il simbolo del cristiano è il Crocifisso. Cristo in croce ha le braccia allargate come per dire: «Io ti voglio bene, per sempre, in eterno e ad ogni costo!». Così è. Così sia!

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