Alcune immagini del Convegno Famiglie svoltosi a Salsomaggiore domenica 14 ottobre 2007.

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Convegno Famiglie 14/10/2007 - Ascolta la relazione don Pino Pellegrino:


Convegno Famiglie 14/10/2007 - Ascolta le domande:

locandina
la locandina del Convegno

don Pino Pellegrino

don Pellegrino
don Pino Pellegrino

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Incontro c/o Parrocchia S.Antonio – Salsomaggiore 14/10/2006

" EDUCARE: ARTE DA IMPARARE"

 

Relatore: DON PINO PELLEGRINO

Don Pino Pellegrino ha scritto diversi libri sull’educazione, per le famiglie e la catechesi, nonché per i ragazzi stessi (es.racconti religiosi e libri di indovinelli e barzellette).

Guai ai ragazzi a cui non diamo autostima. È fondamentale trovarsi bene nella propria pelle: infatti solo chi ama sé stesso può amare gli altri.

Mai annoiare. La gioia è energia fortissima: chi vive in una famiglia serena e gioiosa crescerà bene.

Siamo in piena emergenza educativa.

Non educare è come tagliare il ramo su cui siamo seduti.

Educare non è una tecnica, ma un’arte. Tra le due, infatti, c’è molta differenza: la tecnica, una volta imparata, permette di svolgere un compito, ma sempre nello stesso modo; ogni figlio, invece, deve essere trattato diversamente. Pertanto non si può apprendere l’arte di educare semplicemente partecipando ad una serie di incontri, seppure questi siamo molto utili per evitare gli errori più gravi!

I genitori perfetti sono sempre "imperfetti", cioè devono saper ammettere, qualche volta (anche esagerare in questo senso può essere dannoso), anche davanti ai figli, di aver sbagliato: si insegna così anche a chiedere scusa.

L’arte esige fantasia, duttilità, creatività.

Essere genitori è complesso, più di qualsiasi altro mestiere. Il genitore infatti è colui che lavora con:

- le mani: si lavora realmente, l’impegno dell’educazione è pesante

- il cervello: usare l’intelligenza; bisogna "sapere"

- la fantasia: occorre mettere in moto la duttilità

- il cuore: è fondamentale; senza l’uso del cuore non si è genitori.

Anche nell’arte ci sono dei principi, delle norme e leggi, delle specie di "plinti": alcuni di questi hanno valore trasversale, sono cioè validi in ogni fase evolutiva, altri solo in una fase specifica.

1° "Plinto": educare è giocare d’anticipo

Occorre prevenire (agire prima che "la frittata sia fatta"): gli anni più importanti sono i primi 8-10.

L’infanzia è una fase molto importante e non la si dimentica.

La vita è come una lunga addizione: se si sbagliano i primi risultati si sbaglierà fino alla fine!

In particolare i primi anni sono molto importanti perché:

a) a 2/3 anni il bambino arriva alla sua 4^ nascita (la prima è stata nella mente dei genitori, la seconda al momento del concepimento, la terza la nascita anagrafica; la quinta è l’adolescenza, quando vuole diventare autonomo) e comincia a riconoscersi, a dire IO, a sentirsi una persona: nasce a se stesso. L’IO del bambino è ciò che gli diciamo che sia: ha di sé l’immagine che gli trasmettiamo e che si porterà dietro per tutta la vita. È importante parlare, ma è altrettanto fondamentale non marchiarlo (es.: sei un bugiardo, che imbranato che sei…). Nei primi anni si forma la prima immagine. In questa fase non va né esaltato (potrebbe acquisire il senso dell’onnipotenza) né inferiorizzato. È bene, ogni tanto, lodare i figli e non solo rimproverarli: la lode è un rinforzo positivo.

b) Durante l’infanzia si forma il bagaglio invisibile che ognuno ha dentro di sé: questo è formato da tutte le cose che il bambino vede e scopre: le coccole, l’urlo, una sorpresa, una festa. Questo bagaglio non si vede più, ma costituisce l’inconscio di ogni persona.

c) Si mettono le strutture fondamentali della psiche: si sviluppa l’intelligenza, il linguaggio… il bambino impara a parlare se noi gli parliamo (cioè se non è, ad esempio, teledipendente).

Parlare non deve essere confuso con il comandare (es. lavati le mani, vieni qui, aspetta…).

Un filosofo diceva che i genitori (spesso) hanno figli per avere qualcuno a cui comandare.

Cosa fare? Lasciamo che il bambino sia (non resti) bambino: non "adultizziamolo"

Il bambino è bambino quando gioca. Solo così è salvo. Il gioco, infatti, è esperienza: il bambino impara, socializza, ne ricava gioia. Il gioco non deve essere visto come una perdita di tempo.

E’ importante, inoltre, rispettare i prodotti mentali del bambino, cioè il suo modo di pensare, senza ridicolizzarlo. Occorre entrare nella sua mentalità e rispettarlo.

Facciamo sì che fin da piccolo prenda delle buone abitudini (ma dire "poi si correggerà): è più facile formare un bambino che raddrizzare un uomo.

2° "Plinto": educare è essere punto di riferimento

Il bambino non sa fare niente, ma impara a vivere da chi vede vivere. Bisogna essere punti di riferimento positivi:

- comandare, in quanto il bambino ha bisogno di regole: non bisogna essere sullo stesso piano, solo così si è educatori

- rimproverare: il bambino aspetta la lode, ma anche il rimprovero. L’unica cosa che non sopporta è l’indifferenza, il non essere considerato

- dobbiamo essere ciò che vogliamo trasmettere, cioè dobbiamo dare l’esempio.

Essere punto di riferimento in due, papà e mamma, per essere completi.

Il papà, infatti, da 6 cose che la mamma non può dare:

- stile di vita diverso (da quello femminile, della mamma)

- maggiore sicurezza

- apre al mondo

- evoca Dio (il primo profeta di Dio è il papà, infatti nell’idea di Dio abbiamo l’idea di nostro

padre)

- dà maggiore forza interiore

- dà al bambino una mamma più tranquilla e felice, occupandosi anche lui dei figli

3° "Plinto": educare è tagliare il cordone ombelicale

Spesso non lasciamo crescere i figli. Invece occorre lasciarli vivere, non farli diventare "gregari", rinforzarli dentro e renderli indipendenti.

4° "Plinto": educare è far faticare un po’

Quindi non togliere gli ostacoli, altrimenti non si cresce, far fare esperienza del sacrificio, che aiuta a formare la persona, e delle rinunce. Occorre insegnare a non pretendere tutto e, quando occorre, dire "basta".

5° "Plinto": educare è pregare

Il bambino è mistero. Occorre pregare Dio per aiutare il bambino, chiamare in causa Chi sa educare, Chi sa tutto.

6° "Plinto": educare è offrire fattori (valori) di crescita

Il più grande è il più giusto, il più sincero, il più sereno, il più onesto, chi ha agganciato la vita ai valori.

Senza valori non può esistere l’educazione: diventa semplice allevamento.

Questo vale anche per gli adolescenti: bisogna offrire i valori, senza prendere i ragazzi direttamente, ma indirettamente (facendo "capire" il valore che gli vorremmo trasmettere).

7° "Plinto": educare è lasciare un buon ricordo

La memoria ci è data per permettere di dire: "ho avuto un buon papà / una buona mamma".

Far sì che quello che mamma e papà lasciano al bambino venga portato sempre nel cuore.

Brevi consigli:

Castigare: a volte è un sistema per essere punto di riferimento

Coccolare non è viziare. Infatti viziare è togliere gli ostacoli.

La coccola, invece, è positiva: il bambino ha bisogno di coccole, è una terapia psicologica infallibile.

E’ importante dare al bambino il senso dell’appartenenza.

La deprivazione affettiva è molto grave per il bambino.

Si apprende di più per sentimento che per insegnamento.

Occorre stimare il bambino per quello che è, farlo sentire caro, prezioso, dargli il senso del suo valore per noi.

Adolescenza: età in cui si afferma l’IO.

Occorre cercare prima di capire chi sono gli adolescenti, per poi agire.

Aiutiamoli a volersi bene, consideriamoli "Cresciuti", stimiamoli, prendiamoli sul serio, non usiamo mai parole invalidanti, ma il metodo indiretto (magari un commento tra i genitori per fargli capire cosa pensiamo, senza prenderli direttamente, rischiando solo una reazione di difesa e chiusura). Mai rimproverare davanti agli altri!

La pazienza dei genitori deve essere come il dentifricio nel tubetto: per quanto spremi ce n’è sempre ancora un po’.

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