LA ROCCIA NELLA BIBBIA

Non solo la roccia è un attributo di Dio ma spesso ne è addirittura l’identificazione: “Signore, mia roccia, mia fortezza, mio liberatore, mio Dio, mia rupe, in cui mi rifugio; mio scudo, mia potente salvezza e mio baluardo” (Sal 18,3).
“Il Signore è roccia eterna e stabile” (cfr. Is 26,4, Dt 32,4; Sal 31,3). “Benedetto, il Signore, mia roccia” (Sal 144,1); “Tu sei mio padre, mio Dio e roccia della mia salvezza” (Sal 89,27). Dio “è la roccia: perfette le sue opere, giustizia tutte le sue vie; è un Dio fedele e senza malizia, egli è giusto e retto» (cfr. Dt 32,4).
Dio, così come la roccia, è qualcosa di potente, che garantisce non solo sicurezza, protezione, salvezza ma è anche resistente nel tempo: “Confidate nel Signore sempre, perché il Signore è una roccia eterna (Is 26,4). La roccia è anche il simbolo della fedeltà di Dio: «Egli è la Roccia: perfette le sue opere, giustizia tutte le sue vie; è un Dio fedele e senza malizia, egli è giusto e retto» (Dt 32,4).
Quindi per un ebreo affermare che «Dio è roccia» vuol dire confessare che: Dio è fedele, stabile, retto, giusto, protegge, salva, nasconde dai nemici, nutre. Egli, come la roccia, non solo è l’origine della vita, ma le dona consistenza e solidità.
Ogni volta che Dio si manifesta in un luogo, come ringraziamento per aver mostrato benevolenza, viene posta una pietra come testimone della sua presenza: «Allora Giacobbe eresse una stele dove gli aveva parlato, una stele di pietra, e su di essa fece una libagione e versò olio» (Gen 35,14) .
La pietra così come la roccia viene utilizzata anche per rappresentare qualcosa che garantisca resistenza sia materiale che spirituale. Tavole di pietra per esempio vengono scelte da Dio per imprimervi sopra le dieci parole di vita, perchè Egli vuole che le sue leggi rimangano scolpite nel cuore dei credenti, in eterno (Es 31,18).

 

NEI VANGELI LA ROCCIA È CRISTO STESSO

Nei Vangeli questa metafora con la roccia o con la pietra viene utilizzata per esempio in riferimento alla stabilità. Gesù sul Monte delle Beatitudini conclude così il suo discorso: “Perciò chiunque ascolta queste mie parole e le mette in pratica, sarà simile a un uomo saggio, che [costruendo una casa, ha scavato molto profondo e ha posto le fondamenta sulla roccia (Lc 6,48)] (..) Cadde la pioggia, strariparono i fiumi, soffiarono i venti e [il fiume investì quella casa (Lc 6,48)], (…) ma essa non cadde, [non riuscì a smuoverla (Lc 6,48)], perché era fondata sulla roccia [era costruita bene (Lc 6,48)]” (Mt 7,24-25).
In un altro passo del Vangelo di Matteo, l’apostolo Simone verrà chiamato da Gesù, Kefa (ossia Pietra/Roccia) sulla quale verrà fondata la Chiesa  “E io a te dico: tu sei Pietro e su questa pietra edificherò la mia Chiesa e le potenze degli inferi non prevarranno su di essa” (Mt 16,18).
Queste parole, con cui Gesù conferisce il primato a Pietro, in cui di fatto stabilisce una Nuova Alleanza sono state pronunciate, secondo la tradizione, su di una roccia che venne utilizzata dagli apostoli per mangiare, dopo la seconda pesca miracolosa. Questa roccia chiamata anche “Mensa Christi” o “Tabula Christi”, si trova a Tabga in Galilea (Israele), all’interno della Chiesa del primato di Pietro, sulle sponde del Lago di Tiberiade.
Ancora: nel Vangelo di Matteo, Gesù indica se stesso come la pietra d’angolo su cui tutto verrà fondato  “E Gesù disse loro: «Non avete mai letto nelle Scritture: «La pietra che i costruttori hanno scartato è diventata la pietra d’angolo; questo è stato fatto dal Signore ed è una meraviglia ai nostri occhi?» (Mt 21,42).

 

IL MONTE NELLE RELIGIONI

Nella maggior parte delle religioni, il monte, per la sua altezza misteriosa, è considerato come il punto in cui il cielo e la terra s’incontrano, come luogo della rivelazione. Nel cristianesimo, le croci sui monti testimoniano la vicinanza di Dio all’umanità e la vicinanza dell’uomo a Dio.
Queste le qualità del monte:
– Stabilità
Se gli uomini passano, i monti restano. Questa esperienza fa vedere i monti come simbolo della giustizia fedele di Dio: La tua giustizia è come le più alte montagne (Sal 36, 7). “Chi confida nel Signore è come il monte Sion: non vacilla, è stabile per sempre” (Canto delle salite -Sal 125,1 ).
– Potenza
Alto sopra le pianure, il monte offriva un rifugio ai perseguitati. Il giusto, elevando gli occhi ai monti, otterrà l’aiuto soltanto da Jahvè (Sal 121, 1s), diversamente confiderebbe in una creatura che è solo simbolo di potenza orgogliosa come Babilonia, dominatrice del mondo (Ger 51, 25).
– Umiltà ed esultanza
Quando il Signore visita la terra, i monti prorompino in grida di gioia (Is 44, 23), saltellino dinanzi alle sue grandi opere (Sal 29, 6), lascino scorrere sui loro fianchi il vino nuovo e maturi il frumento sino alla loro vetta (Am 9, 13;  Sal 72, 16). 

 

I 7 MONTI DELLA BIBBIA

Nell'antichità, tra i vari popoli, si dava ai monti un carattere sacro, perché erano considerati dimora della divinità; perciò, nella Bibbia, abbiamo molti monti che hanno un importante significato spirituale. Di questi monti della Bibbia vogliamo vederne in particolare sette, i più importanti, e cosa essi significano.
- Il Sinai
Il Sinai parla di un primo incontro con la volontà di Dio, che é molto ardua da praticare. Il Sinai è un monte carico di risonanze. La prima: questo monte solitario, desolato, arido è il luogo della teofania, della grande manifestazione del Dio misterioso (Esodo, 19- 26).
L’Esodo ci descrive il monte di Dio l’Oreb, nel Sinai, come luogo santo, lì dove Mosè ebbe la vocazione (30, 1.5), dove ricevette le tavole della legge (24, 12-18) e contemplò la presenza della sua gloria (24, 16).  Anche Elia, Eliseo e altri profeti amano salire e sostare sul monte Sinai per pregare e per ascoltare la voce del Signore.
È però bellissima e indimenticabile l’esperienza di Elia sul monte Horeb – un altro nome per il Sinai – che viene descritta nella Bibbia nel primo libro dei Re. La riprenderemo quando parleremo dell’aria, poiché là Dio si presenta come “un mormorio di vento leggero’. Egli è una presenza che ci avvolge pacatamente con la quiete del silenzio. Un’esperienza che anche il laico, incontrando il silenzio, prova sulla montagna.
- Il Nebo
A 13 km circa ad est dalla foce del Giordano, Mosè vide 1a terra promessa, senza potervi entrare (De 34: 1-5). Potrebbe indicare la situazione spirituale di chi conosce il piano di Dio, sa delle Sue grandi promesse e benedizioni, ma purtroppo non ne fa poi l'esperienza personale. Potrebbe anche riferirsi all’esperienza di chi si spende, lotta, testimonia ma non riesce a vedere in vita il frutto dei suoi sforzi.
- Il Sion
Il colle più alto della città, conquistato da Davide che vi costruì Gerusalemme (1Cr 11: 4-8) Su esse, dimorò per un tempo l'arca di Dio (1Cr 15: 1; 2Cr 5: 2) Gerusalemme terrena e il monte Sion parlano del culto e delle cerimonie, spiritualmente significative, ma per se stesse incapaci a salvare o a rigenerare le persone che vi partecipano.
Il monte Sion è stato identificato da parte della tradizione ebraica e cristiana prima e poi anche da parte di quella musulmana, con un altro monte, che è radicale per tutte e tre le religioni monoteiste: ovvero il monte di Abramo, il monte Moria, un luogo che non è rintracciabile in nessun atlante: esso, nel racconto del capitolo 22 della Genesi diventa il monte su cui Abramo si trova di fronte alla prova più ardua della sua fede.
- Il Monte dell Beatitudini
In Mt 5, 1-9 è una delle alture o colline a poca distanza dalla riva del lago di Gennesaret o mare di Galilea. Gesù, su quel monte, non annulla la legge, ma le dà un nuovo senso e uno spirito nuovo «Voi avete udito che fu detto agli antichi… ma io vi dico...” "Beati…». Con il discorso della montagna, Gesù presenta il Dio dell’amore, della pienezza, della intimità assoluta.
- Il Tabor
Nell'Antico Testamento (Gc 4: 6-14; Sl 89: 12...), il monte Tabor parla di collaborazione e di vittoria sui nemici e di lode a Dio. Nel Nuovo Testamento, dagli studiosi della Bibbia, è identificato con “il monte della trasfigurazione” a 10 Km a sud - est di Nazareth (Mc 9, 2-13) Il monte Tabor, in questo speciale brano, ricorda a tutti che la preghiera, fondamento dell'impegno cristiano, trasfigura la persona.
- Il Calvario
In ebraico “Golgota” (“Teschio” o cranio, avendo il colle quell’aspetto particolare o anche perché c’erano dei crani, essendo stato usato come luogo d’esecuzioni), tradotto poi Calvario. È una piccola collina, vicinissima a Gerusalemme, sulla quale fu crocifisso Gesù (Gv 19: 17,18). Luogo della redenzione, lì accanto Gesù è stato sepolto in una grotta mai usata da nessuno: luogo della resurrezione.
- Il Monte degli Ulivi
I Vangeli ricordano questo monte come il luogo della Passione di Cristo, ma anche della sua vittoria e della sua gloriosa ascensione. Il monte degli Ulivi parla anche della certezza della speranza del ritorno del Signore Gesù Cristo (At 1, 11) e del Suo regno (Zc 14, 4-5)

 

L’ADORAZIONE IN SPIRITO E VERITÀ

Il Dio della Bibbia è un Dio vicino, di comunione e di impegno con l’uomo. Nel corso della storia tale presenza si compie per passi successivi, che sintetizziamo:
All’inizio della storia del popolo eletto Dio si rivela di preferenza sul monte. Egli è «il Dio delle montagne, non delle pianure» (1Re 20,28).
La sua presenza diventa più vicina con la Tenda che accompagna gli Israeliti nel deserto, e poi con l’Arca dell’Alleanza, che custodisce i 10 Comandi.
La situazione cambia con il Tempio: il Sancta Sanctorum custodisce l’arca, collocata nel Tempio, cuore di Gerusalemme, come Gerusalemme lo è del Paese di Canaan. I profeti faranno una dura critica dei luoghi di culto, affermando a più riprese che Dio abita dappertutto (Is 66,1-2).
Anche Cristo contesta il Tempio divenuto un mercato, e afferma che di esso ‘non resterà che pietra su pietra’.
Con Cristo, Sion cessa di essere “l’ombelico del mondo” (cf Ez 38,12). Egli a Gerusalemme dichiara di essere lui il Tempio, che verrà distrutto ma riedificato in tre giorni.  Nel colloquio con la Samaritana aveva già affermato che Dio non vuole più essere adorato su questo o su quel monte, annunciando l’ora in cui i veri adoratori adoreranno il Padre in spirito e verità (cf Gv 4, 20-24).
San Paolo parla dei seguaci di Cristo come pietre vive, e scrive: «Non sapete che siete tempio di Dio e che lo Spirito abita in voi?» (1Cor 3,16-17).
Nell’episodio di Cornelio, poi, Pietro sostiene che ogni uomo è tempio (At 10,45-47). Il teologo Congar affermerà che «molti sono invisibilmente il tempio».
Ci troviamo di fronte a una universalizzazione e, nello stesso tempo, ad una interiorizzazione della presenza di Dio. Da che Dio si è fatto uomo, l’umanità, ogni uomo sono il tempio di Dio. Il pro-fano, quello che sta fuori dal tempio, non esiste più!

 

 

 

 

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