LA FORESTA DI LATTA

C’era una volta un posto, vasto e spazzato dal vento, vicino a Chissadove e accanto a Chisseloricorda, pieno di tutte le cose che nessuno voleva più.
Proprio nel mezzo c’era una casina con delle finestrine che si affacciavano sui rifiuti degli altri e sul brutto tempo.
Nella casa viveva un vecchietto.
Ogni giorno cercava di riordinare, esaminare, separare, bruciare e sotterrare rottami.
E ogni notte il vecchietto sognava. Sognava di vivere in una giungla piena di animali selvatici. C’erano uccelli multicolori. Alberi equatoriali, fiori esotici, tucani, rane tropicali e tigri.
Ma quando si risvegliava, il mondo là fuori era ancora lo stesso.
Un giorno qualcosa catturò l’attenzione del vecchietto e un’idea gli nacque in testa.
L’idea mise radici e poi germogli. Nutrendosi dei rifiuti, mise foglie. Mise rami. Diventò più grande e ancora più grande. Dalle mani del vecchietto nacque una foresta. Una foresta fatta di rottami. Una foresta fatta di latta. Non era la foresta dei suoi sogni, ma era comunque una foresta.
Poi un giorno, nella pianura spazzata dal vento, il vento portò un uccellino. Il vecchietto fece cadere delle briciole di pane per terra. L’uccellino mangiò le briciole e si appollaiò sul ramo di un albero fatto di latta per cantare.
Ma il giorno dopo l’ospite se n’era andato. Per tutto il giorno il vecchietto camminò immerso nel silenzio e il suo cuore era pieno di solitudine. La notte, al chiarore della luna, espresse un desiderio…
Al mattino il vecchietto si risvegliò al canto dell’uccellino. L’ospite era ritornato, e con lui la sua compagna. I due uccellini fecero cadere dei semi dai loro becchi. Ben presto dal terreno spuntarono dei germogli verdi.
Il tempo passò. Il canto degli uccelli si mescolò al ronzare degli insetti e al fruscìo delle foglie. Piccole creature comparvero strisciando nella giungla di alberi. Animali selvatici spuntarono tra le ombre verdeggianti della foresta.
C’era una volta una foresta, vicina a Chissadove e accanto a Chisseloricorda, piena di tante cose che tutti volevano. E nel mezzo c’era una casina e un vecchietto che aveva tucani, rane tropicali e tigri nel suo giardino.

                                                                                                                         (Helen Ward e Wayne Anderson)

 

 

 

 

 

 

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