Ci sediamo con la schiena dritta e assumiamo una posizione comoda, rilassata e vigile, una posizione che esprima apertura e stabilità. Se vogliamo, possiamo chiudere gli occhi. … ora limitiamoci ad osservare con curiosità il ritmo del nostro respiro, senza alcun bisogno di modificarlo… Portiamo la nostra attenzione al nostro respiro dove lo percepiamo meglio: dove l’aria prende contatto con le narici, più fresca quando entra, più tiepida quando esce…. quando scende nel torace, nell’addome… non c’è nessun bisogno di modificare il respiro… Stiamo semplicemente consentendo alla nostra esperienza di essere proprio com'è, senza giudicarla o avere alcun bisogno di cambiarla. (...) La nostra mente inevitabilmente inizierà a divagare, questo è normale, è ciò che la nostra mente è abituata a fare. Quando ci accorgiamo che la nostra attenzione è stata catturata da un pensiero, un'emozione o una sensazione, osservatelo semplicemente lo osserviamo... Non c'è bisogno di giudicarsi quando la mente divaga, notiamolo e, gentilmente, riportiamo la nostra attenzione al respiro. (...) Osserviamo semplicemente il nostro corpo che respira… Osserviamo come il corpo sappia esattamente cosa deve fare… lasciamo fluire il respiro con la sua forza senza sforzo… lasciamo fluire l’energia vitale che abita in noi e scorre nel respiro… Il respiro è come un ponte tra noi e il mondo, ci connette agli altri esseri viventi, prime fra tutti le piante… Ora, con delicatezza, allarghiamo il focus della nostra attenzione sull’aria che ci circonda, la sensazione dell’aria sulla nostra pelle… sentiamo gli odori che l’aria ci porta, …. I suoni… rimaniamo nelle sensazioni portate dall’aria senza negare nulla di piacevole, di neutro o di spiacevole… senza lottare con nulla… senza agire nulla… facciamo spazio a ciò che si presenta con un atteggiamento di attenzione curiosa e colma di gratitudine. Quando siamo pronti, con gentilezza, apriamo i nostri occhi.

 

 

 

CI FU UN VENTO IMPETUOSO E GAGLIARDO DA SPACCARE I MONTI E SPEZZARE LE ROCCE DAVANTI AL SIGNORE, MA IL SIGNORE NON ERA NEL VENTO.
DOPO IL VENTO, UN TERREMOTO, MA IL SIGNORE NON ERA NEL TERREMOTO. DOPO IL TERREMOTO UN FUOCO MA IL SIGNORE NON ERA NEL FUOCO.
DOPO IL FUOCO, IL SUSSURRO DI UNA BREZZA LEGGERA. COME L’UDÌ ELIA SI COPRÌ IL VOLTO CON IL MANTELLO, USCÌ E SI FERMÒ ALL’INGRESSO DELLA CAVERNA. (1RE 19, 11-13)

 

 

 

 

Aria, che diffondi l’aroma dolce e profumato dei campi,
dell’erba di primavera dopo la pioggia,
del bocciolo della rosa che si schiude,
in te c’è l’eterno sovrano e luminoso spazio
dove regnano le innumerevole stelle,
in te si nascondono i segreti del vento
ed il Respiro che è posto più in alto di tutte le cose create.
Vento leggero vieni,
guidami ardente dentro la vita,
trasforma ansia e fatica in delicata bellezza.
Soffio di vita vieni
su ogni cenacolo chiuso,
su ogni cuore di pietra.
Ascolta in silenzio tutti coloro
che attendono, nella speranza,
il tuo segno d’amore.
Veglia su di noi, fragili creature del vento.

(liberamente tratto da Luigi Verdi)

 

 

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