L'associazione Fratelli dell'India rende nota la sua crescente preoccupazione per le stragi in corso nello stato di Orissa (nord-est dell'India) e il loro estendersi a macchia d'olio nei territori limitrofi.

Devastazioni contro i cristiani in India
Devastazioni contro i cristiani in India
Da diverse settimane compaiono saltuariamente sui giornali, più raramente sulla TV, articoli e notizie riguardanti la situazione dei cristiani in India.
Come responsabili dell’associazione “Fratelli dell’India”, che ha sede presso la parrocchia di San Giuseppe a Fidenza, siamo indubbiamente preoccupati per le vicende che stanno accadendo nelle missioni dell’Orissa (stato del Nord-Est dell’India) e delle conseguenze che questi fatti hanno su tante comunità cristiane in quelle regioni.
L'amico p.Avinash, sacerdote indiano operante nella nostra diocesi, ha scritto in proposito una lettera al Presidente dell'India.
Le violenze perpetrate contro religiosi, credenti e strutture delle missioni (chiese , scuole, ospedali) non sono una novità anche se fino ad oggi erano successe in modo più sporadico e in zone già a rischio, come appunto l’Orissa.
Ora però il problema si è ampliato, le regioni coinvolte sono ben più di prima e mai precedentemente coinvolte.
Due stati, il Gujarat e il Tamil Nadu, da qualche anno hanno messo fuori legge le conversioni “quando siano ottenute con mezzi fraudolenti, con l’inganno, con la forza o con la corruzione”. I nazionalisti indu si battono per estendere questa legge in tutta l’India, il che trasformerebbe la più grande democrazia del mondo in uno Stato confessionale.  Sarebbe questo un destino paradossale per l’induismo, religione senza gerarchie, culto politeista, eclettico e privo di regole di ortodossia, se dovesse finire col diventare una religione di Stato. Forse proprio nelle fasi di più rapido cambiamento socioeconomico pezzi di società hanno il terrore di perdere identità e status, cercando quindi rifugio nella tradizione e nel passato idealizzato.
Questi “poteri oscuri” sono anzitutto le organizzazioni che si ispirano al nazionalismo estremista che vede l’India solo come indù e vuole eliminare i cristiani e tutte le altre minoranze. Queste guardano ai cristiani e alle conversioni come un pericolo al sistema delle caste e quindi alla società.
“In molti degli Stati retti da partiti vicini a questi fondamentalisti – spiega il card. Vithayathil – i cristiani sono trattati come cittadini di seconda classe. La persecuzione è una conseguenza di questa visione nemica della minoranza cristiana”.

bambina uccisaAltro aspetto da non sottovalutare è infatti che alla base di queste violenze non è solo il fondamentalismo religioso indù, ma anche una grande componente sociale che ha le sue radici nell’avversione per l’opera e le intenzioni  dei missionari. Come ampiamente espresso nell’articolo apparso su “Avvenire” di sabato 28 settembre u.s. , i Vescovi indiani riaffermano con forza che gli intendimenti della Chiesa in India non sono quelli di convertire gli induisti alla religione cristiana, quanto piuttosto di favorire e sostenere un significativo miglioramento sociale attraverso la scuola, l’assistenza agli emarginati, l’emancipazione femminile, il riconoscimento della dignità di ogni persona.
Questo sicuramente non piace alle classi sociali più elevate che si vedono sottrarre un bacino di persone da sfruttare (i dalit, gli intoccabili) i quali non solo non svolgono più lavori umili e massacranti al fine di avere un minimo sostentamento e vivere in una capanna di lamiere e terra battuta, ma - consapevoli e coscienti del loro ruolo e delle loro potenzialità - vogliono riscattarsi da una vita di miseria e poter così avere opportunità che nell’India del boom economico restano alla portata di pochi privilegiati. Questa in sintesi la situazione.
Siamo costantemente in contatto con Padre Matteo e con Suor Maria Scremin, canossiana, che ci informano periodicamente della situazione nelle missioni e nell’Ospedale che la comunità di San Giuseppe e gli associati sostengono.
suora feritaCi hanno assicurato che a tutt’oggi non si sono verificati atti di violenza che facciano temere per loro e per i nostri amici indiani. Tuttavia come responsabili dell’Associazione Fratelli dell’India ci interroghiamo anche sul ruolo che la nostra società ha in queste vicende: spesse volte abbiamo sentito politici, personalità di vari ambienti, i media prendere posizione nei casi di violenza verso altre espressioni religiose (ebrei, mussulmani...), ma ben poca e limitata è l’attenzione rivolta a quello che è successo in India e non solo. Basti ricordare gli attentati e le violenze nelle regioni di Timor Est, nel Sud-Est asiatico, in Africa e non ultimo in Cina.
Forse come per la Cina, anche per l’India, il rispetto dei partners economici e soprattutto il “non pestare i piedi” è più importante del rispetto dei diritti umani che vengono magari tirati in ballo solo per fare bella figura, per demagogia, ma poi… è meglio lasciar perdere per non dar fastidio all’economia.
Ci premeva rendere partecipi tutti di questi nostri pensieri, ricordando che tante volte per ignavia o per comodo l’Occidente, la nostra società, in fondo noi preferiamo mettere in un cassetto le notizie scomode, quelle che ci costringerebbero ad un maggior coinvolgimento, ad una coerenza e ad una testimonianza più vive ed attente.
La globalizzazione economica  porta anche alla globalizzazione delle notizie, ma non deve globalizzare il nostro disinteresse, al contrario dovremmo essere capaci di ampliare l’ascolto e la comunione soprattutto con tutte le comunità cristiane nel mondo, per sentirci parte dell’unico grande Disegno del Signore “ che siano una sola cosa”.
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