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"Vi affido al Vangelo del Servizio e della Accoglienza"

L'omelia di Don Felice nella messa del saluto del 23 settembre 2018

"La vita di un cristiano è Servizio e Accoglienza. Su questi due sentieri di strada in questi anni ne abbiamo fatta tanta, la meta è ancora lontana ma l'importante è continuare a camminare"

Siamo dunque arrivati fino a qui in tanti, e solo per "DIRE GRAZIE A DIO”. Grazie per questi ormai 35 anni di Amicizia e Comunione fraterna, trascorsi insieme nella amatissima comunità di San Giuseppe Lavoratore. Quest'incontro allora non è per segnare la fine di un lungo rapporto, tantomeno per dirci "addio". Pertanto l'eventuale commozione che potrebbe prenderci è un sentimento santo che anche Gesù ha voluto esperimentare, ma niente nostalgie e rimpianti: dunque solo tanta Festa, perché la nostra festa è Dio, e Dio è gioia e amore, sempre. Questa Comunità dove abbiamo vissuto insieme tanti momenti indimenticabili e qualcuno anche piuttosto difficile, oggi non è una specie di Sala del commiato, ma è luogo di intensa Comunione tra noi e con il Signore. Quanto mi mancherà questa assemblea domenicale ...

Quando sono arrivato in questa Comunità di S. Giuseppe Lavoratore, il giorno 5 Febbraio 1984, ho trovato nella Messa di quella Domenica due brani della Bibbia assai significativi: in uno, S. Paolo che diceva alla sua Comunità di Corinto "io sono venuto in mezzo a voi con timore e tremore e solo per annunciarvi Cristo, e questo Crocifisso" e nel secondo brano, quello del Vangelo, dove Gesù diceva "siate sale per la terra e luce per gli uomini". Non potevo sottrarmi: ho dovuto scegliere quel programma impegnativo per la mia nuova vita parrocchiale. Mi sono impegnato, anche se in maniera inadeguata, ad attenermi a quelle indicazioni precise offertemi da Signore.

La Parola di Dio proposte invece dalla liturgia per questa Domenica, come avete ben ascoltato, invita tutti noi, specialmente colui che vi parla, ad annunciare il Cristo Crocifisso, come 35 anni fa, ma anche ammonisce pure i suoi discepoli e noi a non avere mire di potere mondano. "Chi vuol essere il primo, sia come l'ultimo di tutti ed il servo di tutti" ed ancora "Chi accoglie anche uno solo di questi piccoli accoglie me e con me accoglie il Padre."
Dunque, sono due le Parole del Signore cui devo oggi riaffidare a questa comunità e a tutti voi miei amici: "Mettersi al Servizio" ed "Accogliere i più piccoli": in due Parole secche da scolpire nel cuore: SERVIZIO E ACCOGLIENZA. In questi lunghi anni vissuti con voi e per voi, io ho cercato (ripeto, anche se in maniera non sempre adeguata) di condurre il Gregge affidatomi dalla Chiesa su questi due sentieri. E penso, con infinita riconoscenza al Signore e a voi, di poter dire che su questi due sentieri, di strada ne abbiamo fatta tanta... certamente la meta additataci dal Signore è ancora lontana; ma è proprio per questo, che il cambio di guardia dei sacerdoti, sofferto da tutti da tutti e specialmente dagli interessati, ci è chiesta dalla nuova Chiesa del Concilio per ridare slancio e rinnovamento alle nostre comunità ed ai sacerdoti coinvolti.

Forse poche persone sanno che quand'ero ancora seminarista ero affascinato dalla vita missionaria, anzi stavo per entrare nei Missionari Saveriani di Parma, cui ero già molto legato; ma a causa di una malattia alla vista che da settant'anni mi accompagna, mi è stato sconsigliato, Ma ciò non mi ha impedito di dare alle comunità da dove sono passato, e a questa in particolare un'impronta decisamente missionaria: ne sono testimonianza il numero grande di missionari stranieri che sono per diversi motivi legatissimi a questa parrocchia e che in questo momento da tutti i continenti stanno pregando con noi. A rappresentarli oggi sono presenti Don Zaccaria e Don Mathew. Per concretizzare questo spirito in parrocchia lavorano intensamente e autonomamente alcune associazioni ben note. Legati alla nostra comunità vivono e operano alcune famiglie che negli anni passati hanno vissuto lunghe esperienze di volontariato missionario in America Latina ed in Africa: la loro presenza silenziosa è un aiuto molto prezioso per tutti. La missionarietà universale ci ha aiutati non poco nella pastorale dell'apertura multirazziale, perché questo lo vuole il Vangelo (prima ancora che Papa Francesco) anche se ciò oggi comporta l'andare controcorrente. Ma ci ha insegnato anche oltre all'accoglienza, la missionarietà sul territorio, con nuove iniziative come il Catecumenato per le famiglie del Catechismo, la Diaconia di Quartiere, la vista agli anziani ammalati, l'umile ma indefesso servizio della Caritas, ecc. Il Giubileo Parrocchiale, 4 anni fa, lo abbiamo vissuto all'insegna di "50 anni al servizio del quartiere". Tutto questo ha portato la comunità a non essere clericodipendente e a fare affidamento ad un laicato solido e maturo. Ecco perché oggi dobbiamo dire soltanto "Grazie, Signore!"

Non voglio parlare delle strutture di accoglienza nella parrocchia, perché sono soltanto un sostegno alla pastorale che deve puntare prima di tutto alla crescita dei valori del Regno di Dio: pensate per esempio agli spazi dell'Oratorio in cui passano e operano quotidianamente un numero grande di ragazzi, giovani, famiglie, Associazioni. Ma è giusto ricordarci che esse sono il segno di tanta generosità di volontariato e di generosità economica da parte di molti. Ed a proposito di economia parrocchiale, con orgoglio esemplare possiamo affermare che il bilancio globale, se si considera anche l'attività dei gruppi missionari, ha sempre visto nella voce uscite oltre il 50% dato in carità.

Infine vi chiedo di accogliere il successore nella persona del caro Don Mauro, già nostro primo Vice Parroco per ben 9 anni, con amore e collaborazione, specialmente nelle differenze di stile e di persona. Non forzatelo mai a fare come prima: se no che rinnovamento sarebbe? Soprattutto non fate mai paragoni tra il prima e il poi, sia nel meglio che nel peggio.

Tutti mi chiederanno "e adesso cosa farai e dove andrai ad abitare?".

  • Andrò ad abitare nel nuovo quartiere Europa, in un condominio speciale caratterizzato dalle scelte ecologiche e soprattutto solidali, dove abitano 13 famiglie di amici, molte delle quali appartenenti alla nostra comunità.
  • Farò il pensionato vivace: soprattutto troverò più tempo per il riposo, per la preghiera, la lettura e per l'incontro con le persone e, forze e salute permettendo, per dare una mano alle parrocchie che ne avessero bisogno.

Per coerenza alle premesse fatte in questa omelia un poco fuori del seminato, vi assicuro che ho nel cuore tutti voi e i tanti non presenti oggi; non voglio ricordare nessuna persona o gruppo, e come potrei farlo? Pensate soltanto all'esercito di gioiosi volontari che in questo mese dedicano tutto il loro tempo libero a preparare le feste della comunità... Permettetemi solo di scandire il nome di alcune persone per me speciali e già tutte defunte: mia mamma Rosa, mio papà Pietro, mia sorella Pierina, mio fratello Don Celeste, le mie guide spirituali di una vita: Don Tonini (poi cardinale) e Don Lino Cassi, e poi il caro amico Diacono Gianni Lommi, per finire il mio nipote, che per me era fratello, amico, figlio spirituale e confidente, l'amatissimo Claudio Parmigiani. Tra i vivi ringrazio questa stupenda comunità che il Signore mi ha donato, da cui ho avuto tanto amore e soddisfazioni. Non potrò mai dimentica, per esempio, l'ondata di affetto e di preghiera in occasione del momento più difficile per la mia salute, cinque anni fa. Meraviglia ha suscitato anche in molte persone l'originale idea di creare un Gruppo di persone che si turnavano nel fare vigilanza notturna al sottoscritto nel tempo in cui viveva solo in una struttura così grande. Se non è amore questo?
Infine e per sorridere: Fin dai primi anni di Seminario, il sottoscritto di origini contadine, ha sempre pensato che il suo futuro sarebbe stato di “parroco di campagna", era tale la convinzione che prima di divenire sacerdote ho partecipato a corsi di speciale formazione alla pastorale agricola, che allora comprendeva il 70% della popolazione. Il Signore ha voluto invece che i miei 59 anni di sacerdozio li vivessi tutti nella nostra città di Fidenza: in S. Michele, al Don Bosco, a S. Lazzaro, e poi... qui con voi.

Il mio Magnificat, cantato con Maria alla presenza di San Giuseppe, non cesserà mai. Ma solo per grazia di Dio.

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