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La festa di saluto di Don Felice

Domenica 23 settembre 2018 la messa solenne seguita da un festoso aperitivo sul sagrato

Ti facciamo due auguri: Il primo augurio è che il Signore doni ancora tanti anni alla tua vita. Il secondo è che il Signore doni tanta vita ai tuoi anni!

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L'omelia di Don Felice
Il saluto di Fausto Negri a nome dei parrocchiani
Il saluto di Amedeo Tosi
"Don Cuntent": la poesia di Franco Giordani
Video: i doni e la poesia di Giordani

 

IL SALUTO DEI PARROCCHIANI A DON FELICE

(Pubblichiamo il saluto scritto da Fausto Negri a nome di tutta la comunità)

CARISSIMO DON FELICE,

in questo momento di passaggio molto importante per la nostra parrocchia, mi rivolgo a te a nome di questa comunità, per un saluto e per un grazie.

Ringraziamo anzitutto il Signore per averci fatto il dono della tua presenza in mezzo a noi, così prolungata e amabile.

Poi chiediamo perdono. Anche noi credenti, spesso, invece di renderci conto del bene legato al ministero del parroco, concentriamo la nostra attenzione sul “Programma lamentela”. Per questo chiediamo scusa al Signore e a te per tutte le volte che non ti abbiamo seguito, per le occasioni in cui invece di essere al tuo fianco per un sostegno, ti abbiamo magari criticato.

Ora che le esigenze della parrocchia sono aumentate, mentre le tue forze sono diminuite, hai avuto la saggezza di fare un passo indietro. Conoscendoti bene, non dev’essere stato facile per te prendere questa decisione, come non dev’essere stato facile per Mosè fermarsi sul monte Nebo e mandare verso la terra promessa il più giovane ed energico Giosuè. Anche di questo ti ringraziamo.

Non è facile riassumere in pochi minuti il tuo impegno pastorale durato ben 35 anni in questa comunità. Molte delle iniziative che tu hai pensato, seguito ed attuato in questi anni verranno ben evidenziate nei doni simbolici che ti saranno donati alla fine della celebrazione.

Mi limiterò dunque a ricordare alcuni tuoi carismi personali, e ad accennare ad alcune piste che tu hai aperto.

Quando nel 1984 hai accettato di diventare parroco della parrocchia più grande della Diocesi – una parrocchia allora molto in crisi -, hai portato in San Giuseppe una ventata di freschezza.

Come Gesù e sull’esempio di san Giuseppe nostro Patrono, tu sei stato anzitutto un uomo di Dio tra noi. Ciascuno dei qui presenti ha ricevuto da te almeno uno dei Sacramenti. Secondo un conteggio approssimativo, tu in questi 35 anni di servizio hai celebrato più di 1.000 Battesimi, più di 300 matrimoni, e oltre 1.200 funerali.

Tantissime sono state le occasioni che tu ci hai offerto per formarci spiritualmente. Ne ricordiamo solo alcune: le liturgie festive sempre preparate con cura, la lectio divina, l’adorazione eucaristica settimanale, i Ritiri di Avvento e Quaresima e gli annuali Esercizi spirituali di alcuni giorni… Hai poi rinnovato il Catecumenato di bambini e ragazzi, introducendo le catechesi mensili per genitori e preparando un nutrito gruppo di catechiste…

Per non parlare poi di tanti di noi che hanno trovato in te una guida spirituale e amichevole sicura…

Non a caso sono nate tra noi una vocazione presbiterale (don Stefano Bianchi), e tre diaconali (Pierino – colonna della comunità -, Marco e il compianto Gianni Lommi).

Non a caso, oggi, due numerosi gruppi di famiglie costituiscono l’ossatura della parrocchia.

Non a caso, quasi tutti i responsabili degli Uffici diocesani sono di questa parrocchia: l’Ufficio Amministrativo fino ad oggi; l’Ufficio catechistico per 6 anni -: e attualmente l’Ufficio Famiglia, il Centro Missionario e la Caritas diocesana sono guidati da Direttori che fanno parte della nostra comunità.

Oltre che guida sei stato un fratello per tutti noi.

Fin dall’inizio la canonica, anche grazie alla presenza attiva della Pierina, indimenticata tua sorella, ha dato il senso di casa, di famiglia, di rapporti meno istituzionali e più fraterni.

Per la tua naturale simpatia e con la capacità di mettere immediatamente chiunque a proprio agio possiamo attestare che sei stato veramente un prete tra la gente. La tua paternità, ad esempio, la si coglie ogni domenica quando saluti ciascuno di noi all’ingresso in chiesa, come un Buon pastore che accoglie il suo gregge di fedeli.

Penso siano poche qui dentro le persone che non hanno avuto un dialogo con te, e che da te non abbiano ricevuto il perdono del Signore, una preghiera, o almeno un consiglio, un apprezzamento, un sorriso…

Prete tra la gente, dunque, con la costante attenzione ai bambini come agli anziani, ai giovani e – soprattutto - alle famiglie. Hai saputo circondarti di un numeroso nucleo di persone (ad esempio per la segreteria) che hanno fatto della canonica una casa aperta a tutti. Hai poi costantemente messo a disposizione sia la chiesa – che hai provveduto ad allargare – sia i nuovi ambienti parrocchiali per assemblee, per Convegni, incontri di associazioni, gruppi, movimenti… come per le tante feste - sostenute da un numeroso gruppo di volontari. Faccio accenno solo ad alcune di queste, perché fonte di aggregazione per tutto il territorio: Feste popolari, Festa delle famiglie, Festa degli aquiloni, Festa dei popoli, Giornate comunitarie dell’Azione Cattolica, Festa degli Scout (che con i loro incontri settimanali educano tanti ragazzi della nostra città e dintorni)… Festa dell’Arcobaleno… Celebrazioni e incontri con i ragazzi e i genitori della Scuola materna e Media del Vianello: Scout, Cooperativa Arcobaleno e Istituto Vianello sono tre belle realtà che hanno sede da molto tempo proprio nella nostra parrocchia e che tu hai seguito.

Hai poi avuto uno sguardo ‘allargato’ non solo sul quartiere, ma sul territorio e sulla nostra Diocesi, nella ricerca continua di collaborazione con tutti.

Il “Parco della Pace”, uno dei polmoni verdi della città; l’Oratorio (di cui hai trovato una responsabile appassionata), il Centro di ascolto per i più bisognosi del quartiere, sono altre concrete realtà ben vive nella nostra parrocchia.

Tu ci hai anche continuamente aperto gli occhi sul mondo, non solo tramite i viaggi/pellegrinaggi da te sempre ben organizzati, ma donandoci una vera visione missionaria. Ricordiamo solamente l’attenzione all’India (con le adozioni a distanza – più di un milione e mezzo di euro raccolti in questi anni -, con le tante opere di Madre Scremin, la realizzazione di progetti cui hai dato il nome di alcuni tuoi parenti deceduti (la Città Celeste, il dispensario Claudio, la scuola materna dedicata a tua sorella Pierina). Ricordiamo l’aiuto dato alle comunità di don Elieser e di don Alexis, in un Venezuela disastrato; ed infine la Onlus Amici del Togo (la prima associazione missionaria nata in parrocchia, con un piccolo nucleo di volontari molto attivo). Praticamente in ogni Messa domenicale ci hai richiamato alla mente almeno una di queste realtà. La presenza di seminaristi e sacerdoti del terzo Mondo e la permanenza di don Zikaria tra noi, sta a testimoniare questa tua apertura missionaria.

Qualcuno ha detto che il parroco in un quartiere è come il cuore nell’organismo umano. Tu sei stato un cuore generoso per noi tutti, pulsando buona energia nelle nostre vene. Ti sei prodigato per noi con tanta passione da mettere a repentaglio il tuo stesso cuore.

Ora lasci al tuo successore, don Mauro, una parrocchia ben strutturata, con tante persone adulte nella fede, pronte a donare il loro tempo e le loro qualità per un concreto servizio pastorale.

Perciò ti diciamo grazie, don, perché ci hai voluto bene. Un grazie grande come la nostra parrocchia e ancora di più.

Anche noi ti vogliamo bene. Non dimenticheremo facilmente tutto ciò che hai fatto per noi.

Per questo ti facciamo due auguri:

Il primo augurio è che il Signore doni ancora tanti anni alla tua vita.

Il secondo è che il Signore doni tanta vita ai tuoi anni.

Che ti sia donata un’esistenza d’ora in avanti meno frenetica, più serena ma sempre impegnata. Ora ti metterai a disposizione dei Parroci e delle tante persone che avranno ancora bisogno di te. Sei stato saggio, poi, a chiedere di rimanere il responsabile di Siccomonte, un po’ il tuo fiore all’occhiello, un’oasi per incontri e di preghiera per la quale ti sei molto speso.

L’augurio, alla fin fine, è uno solo: che tu possa trascorrere per ancora tanto tempo un’esistenza buona, bella, piena di amici, sempre feconda di bene. Insomma… ti auguriamo che il Signore della vita ti aiuti sempre a trascorrere una vita… FELICE!

Parrocchia S. Giuseppe Lavoratore,
23 settembre 2018


Il saluto di Amedeo Tosi

Caro don Felice,
caro amico, àncora e rifugio della mia coscienza e della mia fede,
oggi mi unisco alla tua comunità parrocchiale in festa e a tutta la città di Fidenza nel dirti grazie.
Con infinita dolcezza ti abbraccio per quello che hai fatto in questi anni di servizio al gregge che ti è stato affidato, alla nostra Chiesa, alla tua città e con umiltà posso dire a tutte le persone che ti hanno avuto vicino in India, Africa e Sud America.
Oggi questa Chiesa di San Giuseppe Lavoratore a Fidenza rispecchia e dimostra più che mai il tuo sguardo universale, la tua forza aggragatrice e la tua fede infinita che hanno saputo insegnarci come sia possibile costruire una comunità che sa camminare guidando il cuore al bene supremo: la felicità, la solidarietà e la misericordia; in una parola l'amore per l’umanità.
Grazie a te mi sono avvicinato al nostro settimanale cattolico "Il Risveglio" quando eri il nostro direttore e quindi al giornalismo, oltre che all'impegno verso la nostra Chiesa e la nostra città ....
sottovoce dobbiamo dire di fronte a tutti che anche di questo sei "responsabile".
Mentre guardo i tanti amici che sono qui, tutti presenti per abbracciarti e salutarti con gioia, la mia mente torna a quei giorni felici dove tra le montagne della Val d'Aosta, in mezzo alla bellezza del creato, attorno alla tua figura di padre, amico e profeta è cresciuta una comunità di uomini e donne di ogni età che hanno saputo sul tuo esempio camminare sui sentieri della vita e dell'impegno, cercando ognuno, secondo la sua vocazione, la propria meta, coscienti che ogni esistenza è accarezzata dalla mano di Dio e da quella dei fratelli che gli stanno attorno.
Come ci ha ricordato ieri il Vangelo di Luca (8, 4-15), la tua vita è stata come quel seme che caduto sulla terra buona e ascoltato la parola con cuore buono e perfetto ha saputo produrre tanti frutti. Avrei molte altre cose da dirti, quarant'anni di conoscenza, progetti comuni (su tutti quello del Parco della Pace), oltre che di profonda amicizia sono un tesoro inestimabile, inviolabile e di grandissimo valore. Mi fermo qui e ancora una volta ti dico grazie con tutto il mio cuore anche per avermi aiutato a superare momenti personali molto difficili.
Come scriveva don Bosco "camminate coi piedi per terra e col cuore abitate il cielo" ... grazie per avermelo insegnato!!

Amedeo Tosi
Presidente Consiglio Comunale
Fidenza, San Giuseppe Lavoratore, 23 settembre 2018


"DON CUNTENT"

Poesia di Franco Giordani

L’é gnì žu da la muntagna, da San’tûr
pâr fèr èl so mester, ca l’é èl pästûr;
fin da picen èl gh’ha vi la vucäsión,
äd fèrgla cämbièr agh l’ha cäväda änsón.

In semineri gh’era žämò un frädèll
ch’l’era blö cèr e forsi un po’ pü bèll;
anca lö l’ha fât èl prêt, l’era invidiuš;
äd sò frädèll èl vreva essar pü fämuš.

L’ha fât èl cürè cun Don Urlandâs
e èl s’é tirè dré un sâc äd rägâs;
l’ha fât èl prešepi mäten’na e sera
cun äšen, pegri, mo tütta roba vera.

Vescuv äd San Lažar l’é stè pâr âni,
la Cüria a l’era a cà äd Varani,
e lö èl fäva tsé ben èl so duer
ch’l’era dvintè anca èl sindäc dèl quarter.

Èl gh’ävì pâr man i dü urätori,
l’é ändè a Siccmont mo mîa a serchèr mori;
cmi giuen èl gh’ha sempar vi da läurer
e quäldón a gli ha fât anca spušer.

Dèl Risveli l’é stè èl diretûr
e scrivar, in chi âni lé,j éren dulûr;
mo anca in cul post lé a s’l’é cäväda:
cun Žänchin l’era mîa na päsegiäda.

L’é stè in Bräšîl, l’é gnì ca cun la bärba,
èl la cüräva cmé un prè d’erba;
mo anca in India gh’é pièši ändèr
e a l’èstar pelegrinagg’ urgänisèr.

A San Giüsèpp pâr tant’âni èl gh’é stè,
ceša e urätori lö l’ha slärghè;
na funtana e un parco gh’l’ha cävè a fèr fèr:
èl gh’ha sempr’ävì quèl da inävgürèr.

Él gh’ha urmäi pü d’utantani,
e vrum mîa cunter giuren e smani;
sa föss mîa pâr l’occ’ un po’ bälaren
èl pudress päsèr änmò pr’un rägäžen.

Dopa tant’âni anca lö èl va in pensión;
dopa j utanta gh’é dèl bon’ni rägión,
èl fišic èl mȏla cme l’é giust ch’èl sia
e anca la testa la’s’perda un po’ via.

Mo ädèss ch’èl va via a’s’vena èl mägón,
a’s’n’äcuršuma ch’èl s‘ha vrì bén däbón:
la so vita pâr nüätar èl l’ha impgnäda
ogni ân, ogni mêš, ogni giurnäda.

Tütt’insema “gražie” ädèss ägh pudum dîr;
pian pian però me sò cme l’ändra a fnîr:
se scurdäruma cum j âni dèl pästûr
mo chi s’arcurdärà pâr sempar sarà èl Sgnûr.


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